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Prime Esperienze

Da piccola troia a puttana di lusso. cap. 3


di Clelia_Rocco_coppia
05.12.2024    |    10.057    |    18 9.9
"” Anche quelle parole umilianti ebbero l’effetto di farmi sentire una cagna e di eccitarmi..."
Anche in quella circostanza Tonio mi dimostrò la sua generosità, dandomi altre sei banconote da cinquanta euro, ma questa volta fece anche una considerazione.
-“Sei stata brava e questo denaro te lo meriti. E ne avrai dell’altro se farai ciò che ti chiedo.”
Anche stavolta mi aveva trattato come una prostituta e invece di essermi sentita insultata e offesa, mi ritenevo molto gratificata perché ero stata brava e perché, intimamente, mi eccitava proprio essere trattata da puttana. Quindi intascai il denaro e andai a casa tronfia e soddisfatta.
Nei pomeriggi seguenti in cui andai all’emporio, capitò che ci stuzzicavamo a vicenda e il porco del mio padrone non perdeva occasione per mettermi le mani tra le cosce e sgrillettarmi la fica, o stuzzicarmi il buchino, lasciandomi, tuttavia, eccitata, senza avermi fatto godere; per punirmi, diceva lui. Cosa a cui rimediavo, sistematicamente ogni sera. Una volta a casa, infatti, con le mutandine zuppe di umori, mi chiudevo in bagno regalandomi orgasmi intensissimi. D’altro canto, io stessa non ero da meno e spesso arrivavo a tirargli fuori il cazzo, anche mentre serviva dei clienti, con la scusa di avvicinarmi per condividere con lui un suggerimento, mi attaccavo al suo corpo, tiravo giù la zip, impugnavo la sua minchia dura sotto il bancone, segandola fino a farla sborrare per poi leccarmi il dorso, il palmo della mano e le dita ancora con i residui della sua sborra; in modo sfacciato e senza alcun pudore di fronte ad estranei ignari di tutto. Un paio di volte accadde anche di fronte ai suoi due amici abituali, dei porci e bastardi che, lo appresi dopo, sapevano di questi nostri giochetti proprio perché Tonio lo aveva loro raccontato. E, infatti, l’ultima volta che successe, ne ebbi la dimostrazione perché non si preoccupò minimamente di nascondersi mentre godeva beatamente; anzi, dopo avermi imbrattato la mano di sperma, mi disse di fronte a loro:
-“Ah, che sborrata! Guarda come mi lasci il cazzo ogni volta che mi fai una sega, puttanella.”
Uscì da dietro il bancone e impugnando il cazzo gocciolante lo fece vedere ai suoi amici. Poi, con troppa naturalezza mi ordinò:
-“Maddalena, non lo hai ancora fatto; mostra cosa fai tutte le volte, dopo aver menato la minchia sotto il bancone, specie quando ci sono i clienti.”
Invece di arrabbiarmi e vergognarmi come una ladra, animata da insospettabile spavalderia, alzai la mano che tenevo nascosta sotto il bancone, la mostrai in modo lascivo a quei luridi porci e iniziai a leccare i residui di sborra in modo lussurioso e osceno, succhiando le dita uno alla volta.
La reazione di quegli insoliti spettatori fu altrettanto sfacciata e oscena. I loro cazzi duri ben visibili stavano per scoppiare da dentro i pantaloni e loro, passandosi la mano sul cazzo da sopra il tessuto, lo impugnarono, aumentandone le dimensioni. Quel gesto in quel preciso contesto carico di erotismo, mi provocò una smodata eccitazione. Fitte alla fica mi fecero bagnare e strinsi le cosce per renderle più intense. Chiusi gli occhi un momento per gustarmi quei pochi ma significativi attimi di lussuria perversa. Era tutto così surreale, ma estremamente eccitante e quella inaspettata popolarità mi galvanizzava, spingendomi ad essere ancora più sfrontata. Tonio mi osservava fiero di sé e si godeva la reazione dei suoi sodali porci, ma soprattutto soddisfatto di aver consacrato in modo plateale che io ero una “cosa sua” e che ormai gli appartenevo senza poter essere smentito. Ormai certo che di me poteva disporre come voleva, mi prese per mano e mi portò davanti a quei due maiali, comodamente seduti in poltrona che continuavano a massaggiarsi il cazzo; mi fece dare loro le spalle ordinò di piegarmi, appoggiando i gomiti al bancone. Esegui tutto in totale silenzio e condiscendenza. Poi con decisione, mi sollevò il vestito sopra i fianchi, mostrando il mio culo coperto solo da mutandine. Con una manata sulla natica mi fece allargare bene le cosce e, infine, afferrando l’intimo per il cavallo lo spostò in modo deciso, facendo vedere la mia fica aperta e fradicia di umori. Vi fece scorrere le dita e iniziò a sfregare la fessura, separando, poi, le grandi labbra e offrendo alla loro vista la carne rosa della mia vulva, totalmente impregnata di umori, già oscenamente filamentosi. Mi sentivo come una bestia esibita in fiera, in realtà quel suo modo di trattarmi mi arrapava enormemente perché non solo avevo questa sensazione, ma desideravo realmente sentirmi così, una cavalla, una vacca da monta, una cagna, offerta e in calore.
Battendo per due volte la sua mano sul culo in modo bruciante, mi ordinò di sistemarmi e di andare a casa che per quella sera quei due maiali avevano visto anche troppo per quello che pagavano. Sì, perché mentre mi ricomponevo, vidi Cecco e Mario, questi i nomi dei suoi due compagni di merende, che gli allungavano una banconota da cinquanta euro ciascuno. Una delle due me la mise sul bancone, dicendo:
-“Questi sono tuoi, oggi te li sei guadagnati, ma potrai averne altri se quello che ti dirò di fare ti piace.”
Mi piaceva e mi eccitava questo suo modo di trattarmi come una sua proprietà e la sua indecente offerta non mi sorprendeva più ormai e tantomeno mi offendeva.
Ci furono altri momenti in cui Mario e Cecco assistettero alle seghe fatte a Tonio o ai miei orgasmi procuratimi dal mio padrone. Ormai la confidenza e la complicità tra noi erano tali che durante le ultime volte quei due maiali si erano pure segati e avevano riversato tanta sborra calda sul pavimento proprio mentre ci guardavano. Tutto questo non faceva altro che eccitarmi e aumentare la mia voglia di avere i loro cazzi dentro la mia fica. E, finalmente, arrivò quello che Tonio da sempre aveva chiamato il mio “battesimo del cazzo”.
Fu il giorno della festa del Santo patrono quando Tonio mi chiese di andare ad aiutarlo per posizionare tutta la merce natalizia sugli scaffali. I suoi amici, Cecco e Mario, furono anch’essi precettati, apparentemente, a fronte di una ricompensa in denaro. Quando arrivai in negozio, nel pomeriggio, notai che il lavoro di sistemazione, in realtà, era stato già fatto; quindi, chiesi se ci fosse ancora qualcosa da fare. Essendo un giorno festivo, Tonio si preoccupò di chiudere la porta di ingresso e di abbassare la saracinesca in modo da scoraggiare eventuali avventori dal farci visita. Quindi si avvicinò, mi prese per le spalle e mi disse:
-“Questo pomeriggio abbiamo pensato con Cecco e Mario di dedicarlo a te.”
Quindi, si mise alle mie spalle e senza preavviso mi prese per i fianchi, facendomi sentire il suo cazzo, che ormai conoscevo bene, tra le natiche già duro. Il suo naso affondò tra i miei capelli all’altezza del collo, annusando come avrebbe fatto un mastino con la sua cagna. Indossavo un paio di parigine, una gonna stretch in lana e una maglia aderente che fece subito intuire l’assenza di reggiseno perché, da grandissima troia, appena percepito quel gran cazzo tra le natiche e le labbra di Tonio sul collo, era partita subito una prima e fortissima fitta in fica con intensi brividi ai capezzoli già duri da bucare il tessuto.
Mario il più bastardo dei tre se ne accorse e senza riguardo disse.
-“Questa puttanella deve essere già con la fica in fiamme, guardate si intravedono i capezzoli duri sotto la maglia.”
Arrossii per la vergogna, ma quell’insulto mi aveva ulteriormente eccitata. Era vero! In quel momento mi sentivo proprio una puttana e mi piaceva. Proprio mentre Tonio mi prendeva per le braccia e le bloccava dietro la schiena, Mario si avvicinò e iniziò a giocare con i miei capezzoli, disegnando, con le dita da sopra il tessuto, dei cerchi attorno. Poi li prese tra pollice e indice e inizio a strizzarli leggermente. Un gemito strozzato uscì dalla mia bocca, chiusi gli occhi e mi godetti quei momenti di oscena lussuria. Non che volessi ribellarmi, ma le sensazioni di subire quelle avance materiali e che stavano violare la mia intimità, fece uscire la mia vera natura: mi eccitava immaginare di essere abus4ta sessualmente e desideravo che quell’atmosfera truce non finisse più. Una pressione più forte sui capezzoli mi strappò un urlo di dolore; tuttavia, anche quella sensazione la catalogai subito tra le pratiche che mi eccitavano morbosamente. Mario sollevò la maglia, scoprendo i seni; riprese tra le dita i capezzoli e iniziò quell’eccitante supplizio, facendomi provare un misto straordinario di dolore e piacere.
-“Questa troia non è solo una puttana da sfruttare; ama il dolore ed è una schiava potenziale. Con lei potremo fare grandi progetti.”
Poi, nonostante fosse molto più basso di me, mi afferrò per i capelli e, avvicinando il viso al mio, tirò fuori una lingua impressionante per quanto era lunga, e iniziò a leccarmi il viso, il collo, le labbra, infilandola, quindi in bocca. Senza rendermene conto la succhiai, e non appena gli infilai la mia, la avvinghiò, mordendola un po’. Quello scambio di fluidi mi fece colare così tanti umori dalla fica da inzuppare le mutandine. Tonio mi teneva sempre bloccata mentre Cecco, fino a quel momento muto spettatore, fece salire una mano tra le mie cosce, raggiungendo subito la fica ed informando i suoi sodali dello stato in cui mi aveva appena trovato.
-“Amici questa cagna è un lago. E immagino che abbia anche una gran voglia di cazzo.”
-“Niente da fare la voglio intatta, vergine. Quindi nessuno si azzardi a violarla in alcun modo. Avremo altri suoi buchi da profanare.”
Rispose Tonio in modo perentorio, direi minaccioso. A quel punto per me fu chiaro che in quel contesto io ero la puttana e loro i maschi da soddisfare. In realtà quel pomeriggio, anche a me fu riservata una buona dose di orgasmi, tanto che ne contai almeno quattro al termine della serata.
-“Inginocchiati e togliti tutto resta solo con le tue parigine.”
Mi ordinò Tonio. Anche in questo caso, nel più religioso silenzio esegui la consegna, in ginocchio, rimanendo nuda con solo le mie lunghe calze.
Anche loro si denudarono e, mio malgrado in quei pochi secondi in cui fui inattiva e in attesa di ordini, li squadrai per bene. Tonio, anche se lo conoscevo, era la prima volta che lo osservavo nudo. Era, comunque ben messo. Tutti e tre provenivano da qualche corpo militari di quelli speciali e, pertanto, fisicamente integri. Un po’ di ventre ma avevano gambe tornite e solide come tronchi, pettorali ancora sviluppati e un collo robusto da lottatori. Cecco era il più altro dei tre, mi sovrastava di circa 10 centimetri ed era molto più curato e asciutto fisicamente. Un bell’esemplare di maschio. Infine, quello che mi incuteva più soggezione o timore era Mario. Il più basso dei tre, ma il più truce di tutti. La sua espressione, la fisiognomica del suo viso, lo rendevano temibile. Non era bello ma aveva delle espressioni del volto e delle posture fisiche che lo rendevano carismatico e catturavano l’attenzione. Quando mi guardava e mi squadrava provavo brividi che inizialmente potevano sembrarmi di sottile paura, in realtà mi eccitavo e lo constatavo ogni volta per il fatto che mi ritrovavo con la fica bagnata e i capezzoli sensibili. Anche in quella circostanza ebbi la stessa reazione. Ultima considerazione: i loro cazzi. Lungo quello di Cecco, ma di buone dimensioni; grande e di buona lunghezza e circonferenza quello di Tonio; Tozzo, ma molto grosso quello di Mario. Era veramente intimidatorio perché aveva la circonferenza consistente con circa quattro centimetri di diametro. Una minchia minacciosa era dire poco. Ma proprio per questo ne ero attratta; per la sofferenza e il piacere che avrebbe potuto regalarmi e lo pensavo da vergine che sperava di poter essere posseduta da un cazzo del genere già sin dalla sua prima volta.
Dilungarmi in questa discussione potrebbe apparire superfluo, in realtà dà la giusta rappresentazione di come in quel momento fossi coinvolta sessualmente e quante aspettative nutrissi su quei tre maschi che per me erano veri stalloni e dai quali nella mia fantasia avevo desiderato di essere posseduta in ogni modo e in ogni buco. Mentre mi attardavo su queste riflessioni, Tonio, mi accarezzo, i capelli e mi spinse la testa verso il suo cazzo, che da qualche secondo aveva preso a segare. Lo annusai mentre lo sfioravo con le guance e le labbra. altre fitte alla fica. Senza che doverlo chiedere, me lo infilai in bocca, iniziando una maestosa pompa. Dopo aver visto che gli altri due maschi avevano fatto scivolare abbondante saliva sulla cappella, impugnai anche i loro cazzi, segandoli con esasperante lentezza e godendomi i loro gemiti e i loro insulti.
Mi sentivo in paradiso e mi stavo gustando tre meravigliosi angeli dal cazzo straordinario.
Avevo voglia di sentirne il sapore, quindi, abbandonai Tonio per qualche istante e imboccai il cazzo di Cecco, riprendendo a segare il mio padrone. Per circa un minuto lavorai quella minchia lunga, poi mi dedicai alla minchia di cui anelavo sentire l’odore e il sapore. Mollai gli altri due e mi concentrai sulla grossa nerchia di Mario. Con padronanza, lo imboccai fino ad ingoiarlo nonostante facessi fatica per quanto era grossa. Luì con una mano sulla testa e poi afferrandomi per i capelli, guidò i miei movimenti gemendo.
-“Oh, Sì, Sì, Sì, piccola succhiacazzi. Brava lecca e ingoia tutto, fino alle palle, fammi sentire la lingua, troiona.”
Sentirlo gemere, mentre mi insultava mi portò a mettermi una mano tra le cosce e sditalinarmi la fica, torturando il clitoride.
Tonio mi ordinò di sospendere quel pompino e di mettermi a pecora. Cecco si sdraiò sotto di me iniziando a leccarmi la fica e offrendomi il suo cazzo da succhiare. Mario iniziò a leccarmi il culo, infilandoci un dito, poi due e provando ad allargarlo sempre di più. Tonio in piedi si segava, assistendo a quella strana preparazione del mio orifizio anale.
Quel lavoro di costante penetrazione insieme alla lingua di quel mastino che mi leccava tra le cosce, mi procurarono una eccitazione che non avevo mai provato. Le mie terminazioni anali erano in subbuglio; uno strano formicolio che si irradiava fuori e dentro lo stretto buco invasero anche la mia fica e quel piacere che provavo si integrava a quello che il clitoride mi stava procurando senza sostituirlo. Tutto questo mi piaceva e mi eccitava troppo, mi sentivo la regina delle troie!
Quando quel nano bastardo decise che ero pronta, chiamò Cecco.
-“Cecco vieni a preparare il buco del culo di questa troia!”
Il gigante non si fece pregare, raggiunse Mario dietro dime e, dopo avermi sputato tra le natiche, puntò la cappella nel buco, iniziando ad entrare. Faceva un po’ male, ero vergine e, tuttavia, le dita del suo compare avevano fatto un ottimo lavoro perché ero così arrapata che, grazie anche al cazzo sottile di Cecco, quando lo sentii scivolare nel retto, emisi un gemito prolungato che era un mistio di dolore e piacere.
-“Ahahahaha. Mi spacchi, fermati.”
Urlai, ma Mario lo minacciò.
-“Continua Cecco, questa troia adora anche prenderlo nel culo, poco fa mi stava stritolando le dita da come le risucchiava dentro.”
Anche quelle parole umilianti ebbero l’effetto di farmi sentire una cagna e di eccitarmi.
-“Inculatemela per bene la mia puttanella; oggi è il suo battesimo del cazzo.”
Scoppiarono in una sorta di beffarda risata che a me suonò ancora come una eccitante mortificazione.
Cecco ci diede dentro e non appena prese il ritmo, iniziai a sentire il piacere montare. Gli andavo incontro con le natiche e ansimavo e guaivo come una cagna per il piacere che provavo. Mario se ne accorse e rivolto a Tonio disse.
-“Tonio la tua cavalla sta godendo col cazzo nel culo; ho la convinzione che questa troia ci darà tante belle soddisfazioni.”
Non feci in tempo a sentire la risposta di Tonio perché il primo devastante orgasmo mi travolse, facendomi godere come una vacca. Schizzai umori dappertutto e le gambe stavano per cedermi per l’intensità del piacere, ma Cecco mi sorresse, mentre quel porco del nano, mi prese per i capelli e con gli ultimi spasmi di godimento, mi costrinse a tirare fuori la lingua per leccargli e succhiargli il cazzo, dopo avermi sputato in bocca. Ero la loro cagna e non c’era niente di più eccitante che potessi desiderare come prima volta. Pensavo a questo quando Cecco, ormai al limite, tirò fuori il cazzo dal culo e mi sborro in faccia, sul collo tra i seni mentre ancora spompinavo Mario.
Non mi concessero alcuna pausa, presi fiato e subito Tonio mi infilò il suo cazzo in bocca. lo conoscevo bene ormai, sapevo cosa voleva e come lo voleva. Ingoiai tutta l’asta e con la lingua gli leccavo le palle. Lui mi prese la testa tra le mani e come se la mia bocca fosse la fica, iniziò a scoparmela così per qualche minuto. A volte mi sembrava di soffocare o stavo per vomitare; finalmente mi diede tregua ma solo per pochi secondi perché lo vidi spostarsi e mettersi col cazzo a stuzzicarmi il culo. Insalivò per bene il buco e iniziò a penetrarmi, lentamente, ma costantemente fino a far sparire la sua minchia tra le mie natiche.
–“Ahahaha. Sei grosso, mi fai male. esci ti prego, solo per un po’.”
Lo supplicai, quasi, ma non volle sentire ragioni, iniziò a muoversi dentro e fuori il mio culo. Nel frattempo, Mario, con una mano in fica, iniziò una lenta masturbazione. Il dolore iniziò a diminuire e, come per la volta precedente, cominciai a sentire lo stesso formicolio eccitante che cresceva in maniera sempre più rapida. Ormai era come se il mio culo conoscesse gli effetti di una penetrazione ben fatta. Iniziai a gemere. Sempre più forte, a supplicare di non smettere, ne volevo di più e ancora!
Mario mi accarezzava la schiena come fossi la sua puledra; con la sua mano partiva dalla nuca e scendeva fino alle natiche e accompagnava quel gesto con una sonora pacca sul culo e una esortazione verso Tonio che mi stava inculando.
-"Tonio questa femmina é proprio una bella cavalla e scommetto che prenderlo nel culo la faccia impazzire più che averlo pompato in fica."
Il mio padrone tutto soddisfatto replicò prontamente.
-"Si! É proprio una magnifica vacca da monta e il suo culo é fatto per essere trapanato e per farla godere tanto.
Dopo questa ennesima umiliazione da parte loro, la mia eccitazione era alle stelle e non appena ebbi a portata di bocca il cazzo del porco nano, iniziai a leccarlo, succhiarlo mentre con una mano massaggiavo due palle enormi e presi a leccare e succhiare anche quelle. Quella minchia tozza e grossa mi faceva impazzire e desiderai che a sfondarmi il culo fosse proprio lui. Non dovetti attendere molto perché nel volgere di qualche secondo Tonio, ringhiando e rantolando per il piacere, mi riversò litri di sborra calda nel culo, urlando il suo godimento e dandomi della lurida puttana, della lercia troia e cagna in calore. Lo sentii scivolare per qualche secondo ancora dentro il mio sfintere, poi con un schiocco sordo, lo tiró fuori e potei sentire l'aria che entrava nel mio orifizio anale.
Sapevo che non era finita. Infatti, mentre ancora colava sborra dalle natiche, Mario con un piede mi spinse, facendomi cadere sul pavimento di schiena. Senza alcuna fretta mi allargò le cosce, se le sistemò sulle spalle, sollevandomi agevolmente con i palmi delle mani sotto i glutei in modo d'avere il mio buco del culo a portata di quella nerchia tozza e grossa che mi faceva impazzire di eccitazione.
Appoggiò la punta sul buco e iniziò a spingere. Ormai sapevo come fare per favorire la penetrazione e a mia volta spinsi fino a quando con un certo dolore la cappella superò il primo sbarramento dello sfintere esterno.
Non urlai ma il mio profondo gemito era la prova che quel cazzo mi stava sfondando il culo. Ma non volevo dargli questa soddisfazione e desideravo che fosse ancora più sfrenato e il modo migliore era provocarlo.
-"Perché a differenza di Tonio e Cecco la tua minchia la sento poco?"
-"Cazzo quanto sei troia. In realtà sei proprio una rotta in culo e adesso ti sfondo sul serio!"
Non ebbe finito di dirlo che, tenendomi saldamente per i fianchi, con un violento affondo mi piantò il suo cazzone tutto nel culo.
A quel punto urlai come un maiale sgozzato, ma ormai avevo imparato qual era l'antidoto: devastare la mia fica torturando il mio clitoride. Mario fece scendere tanta saliva alla base del suo cazzo, trascinandone molta all’interno, mischiandosi insieme alla sborra che Tonio vi aveva precedentemente lasciato. Finalmente iniziai godermi quella mazza che ormai mi trapanava il culo meravigliosamente.
-"Allora la mia puttana è soddisfatta di questo palo piantato nel culo?"
Il nano bastardo era gongolante perché iniziava a vedere che quel trattamento riservato alle mie natiche cominciava ad avere i suoi effetti. Andavo incontro con i fianchi e la sensazione di pienezza che mi eccitava da impazzire non era solo un godimento fisico ma travolgeva la mia mente e mi faceva sentire come, credo, avevo sempre desiderato: una troia, una puttana, una cagna in calore e una femmina vogliosa di sesso e di cazzo in ogni buco del mio corpo.
Tonio e Cecco erano di nuovo in tiro e, inginocchiati, si segavano entrambi ai lati del mio viso. Era uno spettacolo straordinariamente eccitante per una diciassettenne alle prime esperienze sessuali. Mario mi leccava il viso, le labbra, i capezzoli, succhiandoli e mordendoli forte. Mentre urlavo gli graffiavo la schiena a sangue e, per quanto possibile, cercavo di facilitare quella meravigliosa inculata.
Quella situazione di intensa eccitazione quasi parossistica giunse al termine e i rantoli del mio porco stupr4tor3 mi anticiparono l'imminente orgasmo che giunse pochi seco di dopo, riversando nel retto tanta sborra da uscire a fiotti dal mio culo. In quel preciso istante il mio quarto orgasmo esplose in concomitanza alla sborrata di Cecco e del mio padrone che mi colpì in viso, sui seni e sulla lingua che avevo prontamente tirato fuori. Mario aveva già abbandonato il mio culo per cui potei dedicarmi ai cazzi degli altri due maschi. Li impugnai entrambi e mi beai del loro sapore, leccandoli, succhiandoli e ripulendoli delle ultime gocce di sborra.
Il mio “battesimo del cazzo” aveva risparmiato solo una parte del mio corpo e Tonio l'aveva riservata per qualche evento speciale la cui natura mi sfuggiva. Cecco e Mario prima di andare via tirarono fuori dai loro portafogli trecento euro ciascuno e Tonio me ne diede la metà. La strada era tracciata, ormai ero una puttana conclamata.

continua... (solo se ritenete che ne valga la pena)
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